“Noi stessi, gli altri e Dio”. È stato questo il nostro punto di partenza e il filo conduttore del percorso intrapreso quest’anno. Mesi non semplici, vissuti a stretto contatto con il Coronavirus, distanziamenti e restrizioni, ma che ci hanno spinto ad unirci anche davanti a uno schermo. Abbiamo imparato l’importanza della condivisione, di ascoltare le esperienze degli altri e di farne tesoro ma, allo stesso momento, di far vacillare certezze di una vita per mettersi finalmente in discussione. Ci siamo aperti gli uni gli altri, esponendoci con tutto il carico di limiti e debolezze. Non ci siamo mai sentiti giudicati, bensì compresi, accolti. Quello che abbiamo affrontato è stato un vero percorso di crescita, arricchito ad ogni incontro da un consiglio, una parola, una preghiera.
Via computer abbiamo iniziato a conoscerci e a porre le basi delle nostre relazioni. Ma è stato nella seconda parte del percorso, quando ci si poteva finalmente vedere senza alcuna mediazione, che la “casa” è diventata più reale. L’abbiamo abbellita dando il nostro contributo, mettendoci dentro un pochino di noi. I ruoli si sono invertiti e, grazie a lavoro di squadra, chiacchierate davanti a un caffè e una serie infinita di gruppi WhatsApp, siamo stati noi stessi a organizzare e guidare le attività. Nel nostro zaino, oltre a una bussola per indicarci la direzione giusta da prendere, contatti telefonici di chi ci ha supportato, rendendosi sempre disponibile. Impossibile sentirsi soli. Il lavoro che ne è venuto fuori è stato un giusto mix di nostre idee ed esperienze. Agli educatori il compito di tirare le fila del discorso, rendendolo concreto.
Fede in movimento, i propri limiti, il dialogo, la meraviglia del donarsi e l’essere luce. Sono stati questi alcuni dei temi proposti, attorno ai quali ci siamo interrogati grazie a delle domande che hanno guidato la condivisione. Quesiti a cui abbiamo tentato di dare una risposta nella verifica finale. Muovendoci fisicamente da una tappa all’altra del nostro cammino di fede, abbiamo raggiunto nuove consapevolezze su quanto fatto – e quanto ancora c’è da fare – nella relazione con Dio. In virtù di questo, siamo stati felici di accogliere la proposta del pellegrinaggio per noi giovani. Sarà questa l’occasione giusta per uscire ulteriormente da ciò che ci è noto, esplorando vie alternative – ma complementari – per continuare a crescere come donne, uomini e cristiani.
Il percorso per rafforzare la nostra casa passa per Assisi.
Elena e Anna